Il complesso monumentale dello Spedale del Buon Gesù a partire da sabato 12 novembre e fino al 20 aprile dell’anno prossimo ospiterà un’importante mostra archeologica che renderà visibili reperti mai esposti prima d’ora, preziose testimonianze di un passato lontanissimo e quasi del tutto sconosciuto.
Sarà allestita al piano terra del complesso quattrocentesco che sei anni fa ospitò la straordinaria mostra su Gentile da Fabriano e che al piano superiore, è oggi sede della Pinacoteca civica “Bruno Molajoli”.
La Mostra è organizzata dal Comune di Fabriano in collaborazione con la locale sede di Archeoclub Italia e d’intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche. Un primo passo, secondo gli organizzatori, verso l’istituzione del futuro Museo Civico Archeologico il quale, raccordato al Museo archeologico nazionale delle Marche e alle altre istituzioni museali distribuite lungo l’alta valle dell’Esino e all’interno del “bacino di Camerino”, verrebbe ad assolvere a un’importante funzione in grado di aggiungere non solo un nuovo capitolo alla conoscenza della storia del teritorio ma apportare anche benefici all’economia locale, incentivandone quel tipo di turismo di tipo culturale che va acquisendo importanza sempre maggiore su tutto il territorio nazionale.
Il territorio fabrianese per lo più vocato allo sviluppo artigianale prima ed industriale poi, ha vissuto dal secondo dopoguerra una straordinaria espansione economica legata per lo più all’industria degli elettrodomestici e che ha fatto passare in secondo piano la sua storia più lontana e molte delle sue peculiarità culturali.
UN PATRIMONIO STRAORDINARIO
Attraverso un’accurata selezione di reperti provenienti da scavi, raccolte di superficie e rinvenimenti, l’esposizione si propone di offrire, per la prima volta in una mostra, una visione d’insieme dello straordinario patrimonio di preziose testimonianze rinvenute nel territorio di Fabriano fin dagli inizi del secolo scorso e attualmente conservate presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche e il Museo Archeologico Nazionale delle Marche.
La mostra è dedicata, in modo particolare, alla popolazione fabrianese e alle giovani generazioni, spesso ignare del ricco passato del loro territorio, nei confronti delle quali si vuole proporre come utile strumento di conoscenza del più antico patrimonio culturale della città e delle aree circostanti.
Tuttavia il valore scientifico di queste testimonianze travalica largamente la dimensione locale della scoperta ponendo Fabriano, per alcuni casi, tra i comprensori archeologici più importanti dell’Italia peninsulare.
TOMBE PRINCIPESCHE
Costituiscono validi esempi della ricchezza dell’area fabrianese le tombe principesche del periodo orientalizzante (VII sec.a.C.) conservate presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, scoperte a Santa Maria in Campo nel 1915 e ancora oggi di assoluto rilievo tra le scoperte archeologiche dell’intera penisola, pari ai più celebri complessi funerari principeschi d’Etruria, Lazio e Campania. Recenti studi hanno inoltre permesso di riproporre l’originaria composizione dei corredi funerari di queste tombe e in particolare quello di una sepoltura passata sempre in secondo piano a causa di errate associazioni, ma dall’importanza eccezionale: la tomba del tumulo 1.
La tomba infatti è riferibile ad un oplita, termine greco che significa guerriero, il cui nome deriva dal particolare tipo di scudo chiamato oplon che componeva la sua armatura. Il reperto rinvenuto nella tomba 1, grazie ai frammenti delle lamine che decoravano la sua superficie esterna, costituisce ancora oggi, a quasi cento anni dal suo ritrovamento, l’unico esemplare in tutto il Mediterraneo di cui si possa ricostruire con un buon grado di approssimazione l’intero apparato decorativo.
Proprio l’eccezionalità di questo reperto ha spinto la Soprintendenza per i beni archeologici delle Marche a elaborarne un modello ricostruttivo che potrà essere ammirato all’interno del percorso espositivo.
Ma molti altri rinvenimenti meritano di essere conosciuti per la loro importanza storica e scientifica, come ad esempio le sepolture picene e celtiche scoperte negli anni settanta del secolo appena trascorso nell’area del Foro Boario, o il complesso dei vasi in bronzo pertinente ad una tomba picena degli inizi del V sec. a.C. ritrovata presso la frazione Pecorile.
Per quanto riguarda i rinvenimenti nell’area del Foro Boario, l’eccezionale presenza di una sepoltura gallica di III sec. a.C. caratterizzata da anfore vinarie, calderoni, una casseruola e un’olpe (brocca) in lamina di bronzo, ci testimonia l’esistenza, nella conca fabrianese, di una florida comunità di galli senoni e richiama palesemente contesti di grande notorietà come le tombe galliche di Montefortino di Arcevia e Santa Paolina di Filottrano, celebri per gli sfarzosi corredi di vasellame metallico, armi e oggetti preziosi. Inoltre la tomba del Foro Boario si collega inevitabilmente all’imponente complesso funerario principesco della metà del IV sec. a.C. rinvenuto sempre a Fabriano in località Moscano e riferibile ad un capo tribù dei galli senoni degno di essere paragonato a Brenno, l’assalitore di Roma nel 360 a.C. Oggi il corredo della tomba di Moscano è conservato presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra si aprirà con una sezione introduttiva al territorio di Fabriano e al periodo dei piceni e dei celti in modo da consentire al visitatore, attraverso i necessari supporti didattico – esplicativi, una facile comprensione delle tematiche trattate. La parte espositiva sarà organizzata secondo un prevalente criterio cronologico a partire dalle prime testimonianze picene a Fabriano databili all’ VIII sec. a.C., continuando con le necropoli e gli abitati di VI-V sec. a.C. per concludere con la tomba 1 del Foro Boario e il periodo gallico nel III sec. a.C.
COMPLESSO MONUMENTALE DELLO “SPEDALE DEL BUON GESU'”
Ristrutturato negli anni ’90 e sede nel 2006 della celebre mostra Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, il Complesso monumentale dello Spedale del Buon Gesù (che ospita al piano superiore la Pinacoteca civica “Bruno Molajoli”), venne costruito, a partire dal 1456, per riunirvi strutture ospedaliere presenti in città e fu in seguito utilizzato come brefotrofio femminile e poi come istituto psicopedagogico. Risalgono al 2007 la piena riapertura al pubblico e il globale riallestimento delle opere della Pinacoteca. La struttura è una delle più pregevoli testimonianze di architettura tardo-gotica nelle Marche: la facciata originaria è caratterizzata da un portico voltato a crociera, con cinque arcate a sesto acuto di diversa ampiezza che poggiano su pilastri cruciformi, mentre nella superiore si aprono finestre bifore ad archetti trilobati, iscritte entro un arco a tutto sesto. L’adiacente chiesa del Sacro Cuore o del Gesù, facente parte del complesso monumentale che ospita la Pinacoteca, conserva lo stendardo, dipinto intorno al 1460 dal Maestro di Staffolo, raffigurante la Madonna in adorazione del Bambino. Allo stesso pittore appartengono gli affreschi visibili sotto il portico. All’interno la chiesa conserva affreschi del fiorentino Andrea Boscoli, realizzati agli inizi del XVII secolo. Nel chiostro si trova il pozzo a pianta ottagonale del 1483.
DATI DELLA MOSTRA
“PICENI E CELTI LUNGO LE RIVE DEL GIANO.”
Progetto Scientifico
Tommaso Sabbatini
Coordinamento e direzione scientifica
Maurizio Landolfi
La Mostra è stata promossa e organizzata da:
Comune di Fabriano
Archeoclub Italia – sede di Fabriano
d’intesa con
Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche
Allestimento e Promozione
Servizi per i Beni Culturali srl – Roberto Scocco