La faretra è un astuccio di forma pressoché cilindrica realizzato in materiali anche molto differenti tra loro, utile allo scopo di contenere frecce e permetterne un comodo utilizzo durante il tiro con l’arco.
Una delle più significative ed antiche tracce dell’uso di faretre nella storia è senz’altro quella posseduta dalla mummia del Similaun, detta comunemente anche Otzi. Quest’uomo, vissuto 5000 anni fa (secondo le ultime datazioni al carbonio 14), portava con se una faretra in pelle di camoscio, di forma rettangolare allungata con cuciture in pelle e rinforzata su un lato da un’asticella in legno di nocciolo, lunga 92 cm (Fig. 1). Gli esperti ritengono che venisse portata a tracolla (non conservatasi) e che le frecce sporgenti fossero coperte da un cappuccio di pelle (anche questo non conservatosi), utile a proteggerle dalle intemperie. Anche se molto antica, questa faretra già esprime perfettamente il concetto di praticità che sta dietro alla sua funzione: rendere l’incocco il più possibile veloce e permettere nel contempo di trasportare comodamente un certo numero di frecce, avendo cura di non deteriorarle durante il trasporto: non a caso la faretra è stata disposta dall’uomo su un ripiano di roccia prima di morire.
In egitto diverse raffigurazioni testimoniano la pratica del tiro con l’arco, e puntualmente sulla schiena dei tiratori compaiono faretre con frecce al loro interno: ne è un esempio la tomba di Puyemre, che raffigura chiaramente un uomo con una faretra decorata a tracolla (Fig. 2). In alcune scene di caccia sono raffigurati cacciatori nell’intento di scoccare una freccia contro la propria preda,
Assieme al cuoio (Fig. 4), potevano essere utilizzati materiali lignei intecciati a formare un cilindro, come testimonia il ritrovamento di Deir el-Bahri (Fig. 5). Grazie a ritrovamenti fortunati è possibile anche sapere che già all’epoca della XII dinastia si utilizzavano delle protezioni per l’avambraccio in cuoio (Fig. 6), ritrovate addirittura ancora legate all’avambraccio di uomini sepolti in una fossa comune, probabilmente morti in battaglia come testimoniato dalle ferite che riportano.
In medio-oriente tipologie di faretre differenti compaiono in sculture e rilievi Iraniani del VII-VI sec. a.C., ad esempio Persepoli (Fig. 7) e Nineveh (Fig. 8), ma soprattutto vi sono alcuni ritrovamenti metallici, probabilmente applicati come placche decorative ad una struttura in cuoio (Fig. 9-10), risalenti addirittura al IX-VIII sec. a.C. In ambito cipriota, a cavallo del VI-V sec. a.C., vi è il ritrovamento di una statua raffigurante Eracle come arcere (Fig. 11): alla sua sinistra indossa a tracolla una faretra, nella quale è visibile l’ornamento che circonda il bordo superiore,con numerose frecce all’interno. Lo stesso tipo di faretra indossata dietro la spalla sinistra compare in un’altra statuetta di terracotta, sempre cipriota (Fig. 12).
L’abitudine di portare la faretra a tracolla dietro le spalle sembra consolidata da migliaia di anni, tuttavia nelle steppe asiatiche un popolo di arceri a cavallo adotta un sistema di fissaggio differente, non più a tracolla ma alla cintura: il gorytos. Si tratta di un tipo di faretra a “tasca” utile a contenere l’arco, ma talvolta anche le frecce, ideale per il tiro da cavallo, specialità nella quale le popolazioni Sciitiche erano dei veri maestri. Arceri Sciiti sono raffigurati in ceramiche (Fig. 13-14), in un pettine d’oro del V-IV sec. a.C. (Fig. 15) o in un pettorale sempre in oro del IV sec. a.C. (Fig. 16). Interessante anche il reperto di Chertomlyk, una decorazione di gorytos interamente in oro con scene di vita di Achille, risalente anch’esso al IV sec. a.C. (Fig. 17).
Figura 6. Modello di parabraccio, uno dei quali con laccio per essere fissato al polso, 1961–1917 a.C., Tebe [fonte della foto:http://www.metmuseum.org]